Dormire male non è solo un grande fattore di rischio per la nostra salute, ma riduce anche l’efficienza e la sicurezza sul lavoro e sulle strade, causando costi sociali non indifferenti: è questa la tesi della ricerca scientifica tutta italiana pubblicata l’agosto scorso sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, a cura di Sergio Garbarino, Paola Lanteri, Paolo Durando, Nicola Magnavita e Walter Sannita.
Lo studio – dal titolo Co-Morbidity, Mortality, Quality of Life and the Healthcare/Welfare/Social Costs of Disordered Sleep: A Rapid Review – analizza le ultime pubblicazioni scientifiche sul rapporto tra disturbi del sonno, qualità della vita, mortalità e costi associati, allo scopo di evidenziare l’impatto sanitario e sociale del sonno insufficiente, ancora oggi molto sottovalutato.
Emerge come i disturbi del sonno – come ad esempio insonnia o apnee notturne – siano un elevato fattore di rischio per la mortalità, perché aumentano anche il rischio di sviluppare patologie correlate, come disturbi psichiatrici, cardiovascolari, metabolici e ormonali.
I disturbi del sonno sono un male del nostro tempo (colpiscono ben il 18% degli europei) e vengono spesso favoriti da alcuni fattori esterni, come basso reddito o eventi negativi, ma anche da stili di vita scorretti o esigenze professionali (come lavoro notturno o su turni). A loro volta – però – dormire male influenza negativamente la qualità della vita di chi ne soffre, compromettendo attività professionali e non: ad esempio l’eccessiva sonnolenza diurna diminuisce la sicurezza sul lavoro e sulle strade, aumentando il rischio di incidenti.
Lo scopo (e la speranza) di questo studio tutto italiano è quello di aprire la strada a nuove ricerche in questa direzione e a strategie d’intervento efficaci, che possano ridurre non solo i disturbi del sonno, ma anche gli enormi costi correlati.
Quali sono i rischi di salute se non si dorme abbastanza?
Il sonno è fondamentale per mantenere l’equilibrio fisiologico e psicologico: chi dorme male è più soggetto durante il giorno a cambiamenti di umore, ansia, forte sonnolenza e stanchezza. Dagli studi emerge che chi soffre di disturbi del sonno (come russamento, apnee notturne, narcolessia, sindrome delle gambe senza riposo) presenta spesso – o ha maggiori probabilità di sviluppare – anche altre patologie, come:
- Disturbi cardiovascolari
I principali disturbi del sonno, come l’insonnia e l’OSAS media o severa, sono un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari: questo rischio si può ridurre se si imposta in modo corretto una terapia con CPAP.
- Diabete
Il metabolismo del glucosio è regolato dal sistema circadiano: un ritmo sonno/veglia alterato (anche per motivi esterni, come turni di lavoro) può quindi favorire il diabete.
- Malattie psichiatriche
I disturbi del sonno sono comuni in chi soffre di disturbi psichiatrici (come depressione, disturbo bipolare e schizofrenia) e possono persistere anche quando il disturbo psichiatrico è stato guarito. Allo stesso tempo, recenti studi evidenziano che a loro volta i disturbi del sonno potrebbero contribuire allo svilupparsi della depressione, a causa del loro effetto sulle funzioni dell’ippocampo.
- Disturbi del comportamento e deterioramento cognitivo
Chi soffre di apnee notturne presenta spesso sonnolenza diurna eccessiva, frequenti cambiamenti di umore e minore attenzione e memoria. Anche gli insonni hanno un’attenzione compromessa: non dormire sfavorisce la capacità di concentrarsi, di memorizzare informazioni e di eseguire attività.
I disturbi del sonno dove predomina l’insonnia o l’eccessiva sonnolenza diurna sono anche dei fattori di rischio per una maggiore mortalità. Negli ultimi anni si è anche posta sempre più attenzione alla correlazione tra disturbi del sonno e una maggiore possibilità di sviluppare diverse malattie tra cui il cancro.
Disturbi del sonno, sicurezza stradale e sul lavoro
È ormai provato che le assenze dal lavoro, la frequenza degli incidenti, la produttività e gli scatti di carriera sono tutti peggiori in chi dorme male. Chi ha disturbi del sonno ha una ridotta efficienza sul lavoro, ma – a sua volta – il lavoro può acuire i disturbi del sonno (come ad esempio l’insonnia).
Secondo le ultime stime, i lavoratori che dormono in modo scorretto hanno un rischio 1,62 volte più alto di avere infortuni sul lavoro e presentano una perdita complessiva del rendimento professionale maggiore del 10,3% rispetto a chi dorme bene. Non si dimentichi, del resto, che circa il 13% degli infortuni che avvengono sul lavoro sono attribuibili proprio a problemi legati al sonno.
Quali contromisure adottare? Una soluzione potrebbe essere quella di regolare il lavoro su turni in modo che abbia un impatto minore sui ritmi circadiani. Infatti, piuttosto che controlli medici, per i turnisti è più utile favorire una corretta promozione dell’igiene del sonno e di stili di vita più sani, per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro.
Anche sulle strade il “problema sonno” è molto rilevante: il 90% degli incidenti stradali è causato da errori umani, le cui cause principali sono la stanchezza e la sonnolenza. L’insonnia, le apnee notturne, l’ipersonnia e l’eccessiva sonnolenza diurna aumentano il rischio di incidenti stradali tra gli autisti professionisti di ben 2-7 volte (e anche di più per i non professionisti). I guidatori affetti da OSAS con un indice apnea-ipopnea maggiore a 10 hanno in proporzione 6,3 possibilità in più di venire coinvolti in un incidente stradale.
Per questo motivo dal 2014 l’Unione Europea ha stabilito regole più stringenti per ottenere la patente di guida per chi soffre di apnee notturne, nel tentativo di contenere i rischi legati ai disturbi del sonno. Secondo la Direttiva 2014/85/UE chi soffre di OSAS moderata o grave dovrà ora sottoporsi a precisi controlli medici per ottenere o rinnovare la patente: la licenza di guida verrà rilasciata solo se si dimostra di essere in cura e di avere un miglioramento della sonnolenza diurna. Questo forte impegno da parte della Commissione europea è un segnale positivo di una crescente consapevolezza nei confronti dei disturbi del sonno.
I costi dei disturbi del sonno
Anche se è quasi impossibile stabilire misure di comparazione oggettive tra i vari paesi, è certo che i disturbi del sonno comportano elevati costi economici. Uno studio commissionato dall’Australian Sleep Health Foundation ha analizzato i costi diretti e indiretti dei disturbi del sonno per l’anno 2010: i costi stimati per i tre più comuni disturbi del sonno (OSAS, insonnia primaria e sindrome della gambe senza riposo) sono stati di 818 milioni di dollari all’anno, di cui 274 milioni per i disturbi del sonno e 544 milioni per le condizioni ad essi associate. Circa 248 milioni di dollari sono stati spesi per l’OSAS e 409 milioni per le patologie correlate, come ipertensione, malattie cardiovascolari e depressione. I costi indiretti dei disturbi del sonno stimati sono stati al sopra dei 4,3 miliardi di dollari (di cui l’OSAS ha rappresentato il 61% della spesa).
Lo sconvolgimento dei ritmi circadiani del nostro corpo (causato da disturbi del sonno o da un sonno insufficiente) non solo influenza negativamente la vita di tutti i giorni, ma è anche un rilevante fattore di rischio per le malattie psichiatriche, cardiovascolari, metaboliche e ormonali, oltre ad aumentare il tasso di mortalità. Ma non è tutto: c’è anche un nesso significativo tra disturbi del sonno e funzioni cognitive ridotte, minore efficienza professionale, maggiori tassi di errore e minore sicurezza sul lavoro e alla guida. È proprio per questo che i costi diretti e indiretti legati a un sonno insufficiente sono molto elevati.
Negli ultimi tempi il settore sanitario ha dimostrato maggiore interesse nei confronti dei disturbi del sonno, anche se l’efficacia delle contromisure applicate è ancora da provare e necessita di un continuo monitoraggio nel tempo. Al contrario, purtroppo il tema del sonno insufficiente è ancora molto sottovalutato: infatti, gli effetti negativi legati alla deprivazione del sonno rimangono al di fuori del campo medico e diventano quindi difficili da arginare.
Per ridurre i costi sociali, personali e sanitari e per promuovere una migliore qualità della vita oggi è fortemente necessario sviluppare delle strategie adeguate per prevenire gli effetti negativi di un sonno insufficiente.