L’impatto dell’ora legale sul nostro corpo
Come tutti gli anni, l’ultima domenica di marzo bisogna spostare le lancette degli orologi di un’ora in avanti per l’ora legale.
Per direttiva europea il periodo in cui si applica l’ora legale va dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre. Ciò è fatto allo scopo di anticipare le normali attività delle persone di un’ora in modo da indurre un risparmio energetico durante le ore serali ed incrementare il periodo di utilizzo della luce solare. Nei paesi di lingua anglosassone si parla infatti di “periodo di risparmio della luce diurna” (daylight saving time).
I primi esempi di utilizzo dell’ora legale risalgono al 1916 durante la Grande Guerra sempre allo scopo di risparmiare le risorse energetiche: in quel periodo una grande parte dell’energia prodotta veniva dedicata all’illuminazione notturna, che era effettuata tramite l’uso di lampadine ad incandescenza, le quali sono molto dispendiose da un punto di vista energetico.
Successivamente tale pratica ha presentato fortune alterne ma è stata sempre più utilizzata nei periodi di crisi, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, per poi essere definitivamente adottata con la crisi petrolifera degli anni Settanta.
I benefici dell’adozione dell’ora legale dovuti al risparmio energetico e al piacere di usufruire per più tempo della naturale luce del Sole sono tuttavia da contrapporre ai fastidi che si prova ad adattarsi al cambiamento dell’orario, come ad un jet lag di un’ora.
Infatti tutte le persona hanno una specie di “orologio biologico” che controlla tutti i nostri ritmi biologici, come quelli ormonali, e tutti i nostri ritmi comportamentali, come gli orari di risveglio e di veglia. Tuttavia il nostro “orologio biologico” non può essere “spostato in avanti” con la semplicità con cui si sposta una lancetta, ma si regola automaticamente nell’arco di alcuni giorni, in genere una settimana.
Durante questa settimana si possono verificare problemi di insonnia, irritabilità, sonnolenza e disturbi di memoria. Questo malessere di solito si risolve nel giro di qualche giorno, ma ci sono persone che ne possono soffrire particolarmente, come ad esempio coloro che hanno già dei disturbi del sonno. In questi casi un esperto del sonno potrà consigliare le terapie comportamentali o farmacologiche per superare questo periodo.